lunedì 11 luglio 2016

I Rivoluzionari
(il saluto). Fummo invece lieti d'assaporarci il destino, al tessere una trama all'atto stabilito. Un bacio sottile sulle sopracciglia mi fu calore; specchi i suoi occhi, che rimandavano la fervida mia attesa di scomposta rivolta e mute, infine, le nostre labbra, cenere il loro silenzio che copriva il crepitio del focolare. Tra i mille abbracci, cinica eppure quella lacrima: nei suoi rivoli veloci vi lessi la mia fine.
(il viaggio). Seguimmo quindi le distanze, portandoci sulle sponde di quanto non avrei mai creduto, di sconosciute correnti. Pomeriggi piovosi allettarono l'udire di più anziani consigli, mattini più tersi ispiravano la trama del nuovo. Offrii lealtà e codardia e quanto di umano possibile, posai un libro da due soldi sopra una tavola pesante imbellita di regime. Dedussi, infine, l'eterna mia incapacità di sottrarmi al mero simbolismo.
(il ritorno). Non seppi come, non ricordo quando. Fu forse l'unico atto non conservatore, il mio ritorno. Porsi la testa alla sua robusta spalla che mi accolse sconfitto, era la profondità dei suoi occhi che imparai a vedere dietro una lacrima ancora, lenta, tra le rughe che la spandevano.

Nessun commento:

Posta un commento