GENERAZIONE (incontro a cosa sei andata)
Strano non sia all'amore
dedicato l'ultimo pensiero,
all'ultima velleità dell'ardore
che oggi il vago ricordo rende vero.
E' mesto, invece. Inquisito
e inquisitore del raggiro, foriero
d'insoffribile rimorso mai sopito.
Incontro a cosa sei andata,
mia triste generazione dell'altrui
stesse colpe, così voluta e sperata
a schiarire infranti anni bui
e ti prostri, invece, a portar macerie.
A cosa, se ancora come fui
mi vedo, se capace di deleterie
gesta nella speranza di un segno
che non ti sarà dato. Miserie
e attesa, questo hai generato.
Scema e qui svanisce la voglia
di cambiare il mondo? Ti renda,
quel rimorso che di quiete ti spoglia,
meno sorda a chi ripose ammenda
nell'acculturarti la consapevolezza.
Loro, era la speranza stupenda
di figli capaci di nuova brezza.
Magnifica e futile generazione
sul tuo mare intorno d'immondezza.
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